Archivio per dicembre, 2008

 
Evets bevve un altro sorso da quel liquido dalle sfumature marroni. The o scotch? Non importa. "Però!" pensò "soffocare i problemi con un problema…geniale!" Il fondo del bicchiere lo guardò stupito. In risposta lui versò un altro bicchiere. Le bollicine andarano a sbattere una verso l’altra a formare, curiosamente, il disegno della faccia di lei. Era così bella! Subito un’altra goccia cadde dalla guancia di Evets per andare ad infrangersi in mezzo a quel ritratto improvvisato e distruggere tutto. Triste il destino.
La sua mano destra si sollevò in un gesto oramai familiare per spostare i capelli dal viso. "C’era troppo grigio in quegli occhi perchè potessero essere definiti azzurri" lesse nella sua mente. Il tetro ticchettare del frigorifero di fianco a lui gli fece voltare lo sguardo. Era seduto su quella sedia della cucina, come mille altre volte aveva fatto in vita sua. Per ridere, per mangiare, per riposarsi, per pensare, per piangere.
In casa non c’era nessuno. "Niente di strano in questo". Bevve un altro sorso. Solo un’altra volta aveva bevuto col il sicuro intento di ignorare più facilmente il dolore fisico, ma era stato tanto tempo fa. Immagini gli passarono davanti alla mente: il suo piede, un gradino, il falò e infine lui da solo seduto sulla spiaggia perso in un mare di stelle e in un cielo di lacrime.
"Non sento più le gambe". Un altro sorso, un’altra lacrima. La nausea infuriava dentro di lui continuando a evocare immagini: un amico lontano, una scuola che non lo aveva mai compreso, un amico e una ragazza insieme a disegnare altre crepe sul suo cuore.
Prese un respiro profondo, l’ultimo. Il suo sguardo corse un’altra volta sulle impronte rosse che dalla scala si dirigevano verso i suoi piedi in mezzo a quella pozza di sangue.
"Quel che è giusto è giusto." Il pensiero che aveva guidato tutta la sua vita. Si alzò, fece un passo in avanti e cadde.
Mentre la chiave nella porta iniziava a girare un lento, timido, vero sorriso si dipinse sul suo volto.